schiava di mio marito by tehmina durrani

schiava di mio marito by tehmina durrani

autore:tehmina durrani [durrani, tehmina]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: autobiografia
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Capitolo decimo

Una volta al mese Mustafa si tingeva i capelli grigi. Una sera che aspettavamo ospiti per cena, stava in bagno a compiere il rito. Polemizzai con lui per le sue assurde vanità. Fra l'altro, così facendo dimostrava gusti volgari. "Non ne hai bisogno" cercai di convincerlo. "I capelli grigi danno un'aria signorile e si addicono a un uomo nella tua posizione."

"Smetterò di tingermi i capelli se tu smetti di tingere i tuoi" ribatté in tono ricattatorio. Era un patto che non potevo accettare. Con la vita che facevo con Mustafa, a trent'anni mi sarebbero spuntati i capelli bianchi. "E per giunta" disse lui "è sunat", cioè un'indicazione del Profeta e quindi da seguire.

Mustafa mi ricordò che il Profeta aveva ordinato di combattere i segni d'invecchiamento in ogni modo: aiuta a essere più energici. "Il Profeta dice che devi sembrare giovane il più a lungo possibile" sentenziò.

Ecco un altro esempio di come Mustafa interpreta l'Islam a suo uso e consumo, pensai fra me e me. La sua fede nella legge islamica e nelle sue tradizioni era estremamente opportunistica. Lasciai perdere; lo pregai comunque di non asciugarsi i capelli con i miei asciugamani bianchi e gliene allungai uno colorato. Egli mi guardò con disprezzo, ne prese di proposito uno bianco e se lo passò in testa.

"Mustafa, lo fai apposta" protestai.

"Vuoi litigare" ribatté. "Stanno per arrivare gli ospiti. Non irritarmi."

Ero troppo arrabbiata per badare all'evidente minaccia.

Dissi con stizza: "Non usare il mio...".

Afferrò una brocca che aveva a portata di mano e me la scagliò addosso colpendomi alla spalla. Io corsi fuori dal bagno e lo rinchiusi a chiave.

Mustafa martellò la porta urlando: "Ti ammazzo!".

Lo ignorai e andai di sotto ad aprire la porta per accogliere gli ospiti.

Quando chiesero di Mustafa, bofonchiai una vaga scusa; non potevo certo rivelare che il Leone del Punjab era chiuso a chiave in bagno!

Lasciai passare venti minuti prima di tornare di sopra. Attraverso la porta gli dissi: "Se solo ti ficcassi in testa una volta per sempre che non ho nessuna intenzione di sottomettermi alle tue idiozie, ti lascerei uscire".

"Va bene, fammi uscire" disse. Pareva calmo e controllato.

Lo liberai e, mentre sgattaiolava fuori, grugnì fremente di rabbia: "Appena se ne andranno, vedrai".

Quella sera sembrammo una coppia eccezionalmente felice. Gli ospiti non sapevano che mentre Mustafa affettava l'arrosto progettava un omicidio.

Appena se ne furono andati, Mustafa si avviò al piano di sopra e mi ordinò di seguirlo. Non avevo alcuna intenzione di mettermi da sola il cappio al collo, così mi infilai in una stanza del pianterreno e mi chiusi a chiave.

Passarono circa dieci minuti prima che tornasse a cercarmi. "Tehmina, apri la porta immediatamente" esclamò. "Hai superato ogni limite. Ora ti faccio vedere io." "Non sono mica scema" replicai. "So benissimo che qui fuori c'è un pazzo scatenato. Pensi davvero che esca per farmi aggredire?" Attraverso la porta chiusa, ci scambiammo opinioni sui diritti delle donne. Egli cercò di provocarmi, ma le mie risposte furono calme e ragionevoli, e intanto coglievo l'occasione per sostenere i miei punti di vista.



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